iColor Magazine: la grande sfida green

Intervista a Valentino Degani, Responsabile Tecnico Normativo di Assovernici.

Green non basta: la sostenibilità è un traguardo olistico, che comprende sicurezza e qualità. Per il settore delle pitture e vernici, in particolare, la sfida della sostenibilità è complessa e non si limita alla mera riduzionedegli impatti: al contrario, è un obiettivo integrato, che dipende dalla capacità di coniugare più fattori. Da una parte c’è lo sforzo per aumentare l’efficienza senza perdere di efficacia e tagliando ogni spreco, dall’altro la cura costante al miglioramento tecnologico sia dei processi sia dei prodotti, per crescere in competitività e assicurare un continuo e costante miglioramento dell’offerta. Ne abbiamo parlato con Valentino Degani, Responsabile Tecnico Normativo di Assovernici – l’Associazione che rappresenta i produttori di pitture e vernici per edilizia, produttori di vernici in polvere per l’industria e vernici liquide per l’industria.

Come si sta muovendo il settore sul tema della sostenibilità?

«È un traguardo che il settore ha ben chiaro e su cui, a partire dai grandi gruppi internazionali, si sta lavorando con convinzione. I risultati raggiunti negli ultimi dieci anni dimostrano in modo tangibile l’impegno profuso, anche se siamo consapevoli di aver raggiunto solo a una prima tappa dell’ambizioso programma disegnato dalle normative europee e al vaglio della discussione comunitaria».

Come sono cambiati i prodotti per la verniciatura per rispondere alle nuove esigenze “green”?

«Il cambiamento ha interessato un doppio livello di attività. Da una parte, ci sono le innovazioni di prodotto, che si sono concentrate soprattutto sulla riduzione di impiego di materia prima e sulla riformulazione chimica delle miscele, per migliorarne la resistenza e l’applicabilità o per escludere determinati solventi, la formaldeide o altre sostanze con alti livelli di emissività. Dall’altra, sono mutati i processi. Oggi l’industria riesce a garantire altissime performance. Pensiamo, per fare un esempio, all’impiego di acqua. Non solo si è drasticamente abbattuto il consumo, ma si lavora per far crescere la possibilità di recupero delle acque reflue».

Quali sono le caratteristiche che definiscono una vernice sostenibile?

«Sono quattro. Durata, efficienza, basse emissioni e riduzione degli sprechi. Mi spiego meglio. La durata è un pilastro base. Più una vernice è resistente, più è lunga la sua vita utile e non richiede manutenzioni intermedie. Se, in passato, una pittura da interno veniva riapplicata in media entro il terzo anno, oggi si arriva anche a sette anni. Per i prodotti da esterno, il tempo è ugualmente raddoppiato, da 5 a 10 anni. Un progresso che è figlio di nuovi acrilici, silossanici, prodotti silicati: la materia prima, insomma, è la chiave di volta della durabilità. Va, inoltre, considerato un altro aspetto sulla resistenza. I prodotti vernicianti, infatti, presentano caratteristiche di sostenibilità intrinseca in quanto proteggono e prolungano la durata delle superfici e dei manufatti».

Passiamo all’efficienza…

«Anche in questo caso, la tipologia della materia prima impiegata incide in modo rilevante sulla diminuzione dei consumi. La ricerca è continua ed è tutta rivolta all’ottenimento di una medesima qualità a fronte di un minor impiego di componenti primarie, che si tratti di resine, leganti, emulsioni, additivi o pigmenti. La ricerca più all’avanguardia studia, in particolare, l’impiego di materie prime rinnovabili nelle formulazioni, quali ad esempio, sostanze che derivano dalla fermentazione di biomasse provenienti dagli scarti dell’industria agro-alimentare per ridurre il carbon footprint e la concentrazione di formaldeide. Il ragionamento del risparmio deve poi considerare la fase di applicazione, visto che è sufficiente utilizzare meno vernice per coprire una medesima superficie. Infine, il discorso va legato alle strategie produttive, al ripensamento dei processi e all’integrazione di approvvigionamento da fonte rinnovabile, attraverso la biomassa o il fotovoltaico. In media, parliamo di un efficientamento che soprattutto nei grandi siti di produzione è riuscito a tagliare i fabbisogni primari fino al 50%».

Restano da esaminare le emissioni e gli sprechi.

«La riduzione delle emissioni s’intreccia con il mutamento climatico e con la salute dell’individuo, perché non è un mistero che soprattutto in ambiente indoor le vernici possono essere responsabili della presenza di COV o composti organici volatili. Ad oggi, esistono pitture a base acqua per tutte le superfici con livelli estremamente bassi di solventi organici. Ma la normativa europea fissa obiettivi sempre più stringenti e ambiziosi a cui concorrono le diverse certificazioni ambientali di natura volontaria come Breeam, Leed o Epd Italy e quelle di prodotto come l’Ecolabel o l’Indoor AIR Quality, che prende in considerazione tutte le soglie imposte dalle normative comunitarie su una gamma di materie prime molto ampia, garantendo uno screening davvero accurato. Infine, la riduzione degli sprechi va di pari passo con l’affermarsi di una cultura della circolarità. Ciò che non può essere eliminato, può essere riciclato. Una nuova attenzione che, nel caso del packaging di plastica, deve essere coniugata però con le necessità di conservazione delle miscele, le cui caratteristiche prestazionali vanno salvaguardate».

Quanto è destinato a incidere, sull’ulteriore evoluzione in senso sostenibile del comparto, l’indirizzo dell’Europa nel perseguire il Green New Deal?

«Il Green Deal ha imposto l’avvio di un lavoro di condivisione di informazioni e di valutazione preventiva sui potenziali impatti della Strategia Chimica sulla Sostenibilità. L’ultimo studio del Cefic, l’Associazione Europea dell’industria chimica, stima che circa il 43% delle sostanze chimiche esistenti saranno al centro di una revisione, per ciò che riguarda una modifica della regolamentazione, l’inserimento di requisiti o restrizioni o addirittura la richiesta di sostituzione o riformulazione. Per le miscele l’impatto atteso è molto maggiore che per le sostanze primarie. Le ricadute saranno importanti, ma allo stato attuale non sono stimabili, per questo è di fondamentale importanza per un’Associazione come la nostra partecipare attivamente ai tavoli di lavoro del CEPE».

In tema di riciclo c’è poi la questione della Responsabilità Estesa al Produttore. Cosa vi attendete?

«Il gruppo di lavoro sull’EPR del CEPE, a cui Assovernici partecipa, lavora in modo attento al riguardo. In questa fase, l’industria europea dei produttori di vernici sta analizzando gli strumenti per poter diventare più circolare. Non si ipotizza a breve la creazione di filiere di recupero dei residui di pitture, che con molta probabilità continueranno a essere smaltite con la termovalorizzazione. Al contrario, molto lavoro può essere fatto sugli imballaggi, più facili da sostituire senza danneggiare la conservazione dei prodotti».

Oltre alle norme imposte dall’alto, c’è poi un ruolo esercitato dagli acquirenti. Crede che oggi Il cliente finale sia più attento e consapevole nella scelta dei prodotti vernicianti?

«Alla tradizionale attenzione al prezzo, si nota un crescente interesse del cliente alle performance dei prodotti, anche di quelle ambientali. Questo atteggiamento premia, almeno in parte, l’impegno di aziende che si propongono in modo serio sul mercato e affrontano investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo, come accade per le imprese aderenti ad Assovernici. Aziende che si impegnano a rispettare i principi sanciti dal codice etico dell’associazione, anche in termini di sostenibilità, innovazione e corretta comunicazione».

Clicca qui per scaricare la versione integrale dell’articolo