IPCM: Chimica sostenibile e revisione normativa, i pilastri di Assovernici per il futuro del settore

Intervista a Paolo Bonamigo, Responsabile dell’Area Tecnico Normativa

È approdato da pochi mesi in Assovernici in veste di Responsabile dell’Area Tecnico Normativa e si è trovato di fronte a una realtà ricettiva, flessibile e dinamica, che guarda con pragmatismo e lungimiranza ai cambiamenti previsti dalla transizione ecologica: un contesto promettente per Paolo Bonamigo, che ha esordito nel suo nuovo ruolo con un approccio altrettanto concreto, e la consapevolezza di poter supportare gli associati nelle loro scelte condividendo informazioni chiare, sostenute da dati precisi.

Quale percorso professionale l’ha portata in Assovernici?

Dopo la laurea in chimica industriale ho lavorato per undici anni in Hubergroup, un’azienda specializzata nel settore degli inchiostri da stampa. Dalla sede italiana di Vicenza mi sono trasferito, dopo alcuni anni, in Germania: qui, dal 2018, ho guidato il team europeo di Product Safety e Regulatory Affairs. Ho iniziato quindi a interfacciarmi, attraverso il CEPE, l’Associazione di categoria europea di cui Assovernici fa parte, con diverse associazioni industriali provenienti da diversi Paesi, focalizzandomi sugli aspetti normativi legati alle sostanze chimiche. Oggi rivesto il ruolo di direttore associato in Anthesis Group, una società di consulenza che supporta diverse realtà nel raggiungimento dei loro obiettivi di sostenibilità: gestisco consorzi REACH e seguo le associazioni industriali occupandomi, in particolare, di chimica sostenibile.

Chimica, legislazione, sostenibilità: nel corso della sua carriera si è occupato di tutti i temi legati al ruolo che riveste oggi per Assovernici. Qual è stato il suo primo impatto con l’associazione?

Le prime riunioni con i comitati tecnici normativi Industria e Edilizia e con il Comitato Salute, Sicurezza e Ambiente mi hanno trasmesso un impatto molto positivo. Ho trovato gli associati non solo interessati agli argomenti che abbiamo affrontato, ma anche molto attivi: da un simile approccio possono di certo derivare buoni scambi e sempre maggiori iniziative di raccordo anche a livello europeo con l’Associazione CEPE. 

Quali sono le principali istanze e richieste degli associati?

Vi è una particolare attenzione al modo in cui si sviluppano le leggi a livello europeo e all’influenza che possono avere nel lungo periodo. Soprattutto in ambito industriale, i nostri associati non desiderano solo comprendere i dettagli dei quadri normativi, ma vogliono avere chiare le prospettive che aprono e le conseguenze che comportano.

Faccio un esempio: se una legge impone di cambiare la dimensione dei caratteri dei testi riportati sulle etichette, questo implica una semplice riorganizzazione a livello di grafica o potrebbe significare che occorre sostituire i macchinari per l’imballaggio?

Un altro tema particolarmente sentito e tenuto in seria considerazione è quello della sostenibilità: è ormai chiaro a tutti che non va considerato come un argomento “di moda”, ma che va affrontato con numeri concreti, indispensabili per prendere decisioni informate ponendosi obiettivi ragionevoli.

Quali sono, oggi, i temi più caldi in ambito normativo a livello europeo?

Fra i temi più sentiti citerei innanzitutto la revisione del regolamento CLP (Classificazione, Etichettatura e Imballaggio N.d.R.),che si avvia verso la conclusione e che è oggetto di grande attenzione da parte degli associati; potrebbe infatti avere impatti davvero significativi in termini di costi.

In più lunga prospettiva va menzionata anche la revisione del regolamento REACH per la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche, e in particolare il modo in cui saranno implementati nuovi concetti all’interno del testo in discussione.

Sotto i riflettori è poi il regolamento ESPR (Ecodesign for Sustainable Products): lo è, in particolare, l’introduzione di requisiti di performance determinanti nel definire le caratteristiche dei prodotti del futuro. I primi gruppi di prodotti interessati dal regolamento saranno le vernici, che dovranno essere munite di Digital Product Passport (DPP): elemento innovativo nel contesto del Green Deal, servirà a tenere traccia delle informazioni legate al prodotto, agevolando la verifica e la gestione della sua sostenibilità.

Si parla ormai da tempo di formulazioni a basso impatto, come quelle sviluppate con biomasse. In questo ambito ci sono soluzioni promettenti?

L’attenzione ai materiali rinnovabili è crescente, ma bisogna mettere in chiaro che spesso è difficile trovare efficaci alternative eco-compatibili a componenti “tradizionali”. L’ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation), ossia il nuovo regolamento europeo per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili sarà un driver importante per identificare soluzioni alternative e lavorare sulla riciclabilità, ma ci si dovrà impegnare molto sulla messa in pratica delle indicazioni; senza dimenticare che, come già accennato, in fatto di sostenibilità il gioco si è fatto ormai duro, e sarà sempre indispensabile giustificare ciò che si dichiara in base alla futura direttiva sui “green claim”, elaborata in maniera piuttosto complessa. In base a quest’ultima termini ed espressioni come “riciclabile”, “ecologico”, o “da fonte rinnovabile” dovranno sempre essere motivati.

Quali saranno le sostanze oggetto di maggiore revisione?

Di certo sono sempre più sotto esame le sostanze chimiche classificate come CMR (cancerogeno, mutageno e reprotossico), specie quelle di categoria 1, così come gli interferenti endocrini, una classe molto controversa e già coperta da specifici regolamenti: in questo caso si potrebbe arrivare a una sovra classificazione. Sono oggetto di attenzione anche le sostanze cosiddette STOT (Specific Target Organ Toxicity), che presentano cioè una tossicità specifica verso organi bersaglio a seguito di esposizione singola o ripetuta; e, infine, le sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche identificate dalla sigla PBT.

Nei prossimi anni la tendenza sarà quella di limitare l’uso di queste sostanze al fine di evitare che restino all’interno dei flussi della economia circolare: non sarà semplice, tuttavia, identificare valide alternative.

Quali fattori bisogna considerare in questo passaggio?

Occorrerà compiere una valutazione strutturale e strutturata del processo regolatorio, sostenuta da un ragionevole piano di transizione: è importante ricordare che in questo contesto le associazioni, come la nostra, possono fare la loro parte interfacciandosi con le istituzioni come interlocutori credibili.

Bisognerà inoltre tenere conto del fattore tempo: in linea generale, per la sostituzione di un componente, occorrono come minimo tre anni, ma soprattutto in alcuni ambiti, come quello aerospaziale, i tempi di testing e validazione possono essere molto più lunghi. L’industria chiede dunque un segnale positivo da parte della Commissione Europea; e lo è certamente lo studio sui piani di sostituzione, il cui avvio è in programma proprio in questo periodo.

Come è possibile, a livello di associazione, affrontare le sfide imposte dal Green Deal?

Credo che sia importante, come già stiamo facendo, mantenere alta l’attenzione sugli sviluppi normativi conservando una prospettiva ampia. Ritengo che sia necessario monitorare soprattutto il modo in cui i regolamenti si sovrappongono e interagiscono fra di loro. Sono convinto, infine, che alcuni punti del programma di iniziative richiedano un’attenta riflessione per avere la certezza che la strada indicata sia corretta: ritengo necessario che via sia più ponderazione e meno pressione politica quando si tratta di approvare un pacchetto normativo, e che eventuali discussioni debbano basarsi su fatti, non su fattori ideologici.

Assovernici, “Chimica sostenibile e revisione normativa, i pilastri di Assovernici per il futuro del settore”, in ipcm® International Paint&Coating Magazine n. 85 (gennaio/febbraio 2024), pagg. 98-100.

https://www.ipcm.it/it/open/ipcm/2024/85/108-110.aspx