Rivista del colore: focus vernici
Intervista a Andrea Codecasa, Responsabile Settore Industria di Assovernici
L’inizio dell’anno è sempre un momento di bilanci: si guarda a quello appena concluso traendone insegnamenti e previsioni sugli scenari che ci si aprono davanti agli occhi. Abbiamo voluto fare il punto con Andrea Codecasa: secondo il Responsabile del Settore Industria di Assovernici, il 2023 è stato caratterizzato da una discontinuità non sempre facile da affrontare. A breve, tuttavia, la situazione potrebbe stabilizzarsi: una prospettiva incoraggiante per le numerose aziende italiane del settore, così come dovrebbe esserlo la consapevolezza del valore e della qualità del proprio lavoro e dell’alto tasso di innovazione dei prodotti, soprattutto in fatto di sostenibilità.
Come professionista del settore dall’esperienza lunga e multiforme, come descriverebbe l’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle?
Premesso che quello delle vernici industriali è un mercato complesso e frammentato, credo che l’andamento del 2023, in termini di risultati, rispecchi, in generale, l’andamento italiano, ed è stato mediamente positivo. Dopo il boom del 2021, oggi i volumi appaiono in una lieve flessione, stimabile intorno al 5%, e i fatturati risultano piuttosto allineati. Ciò che sta caratterizzando il nostro mondo è una estrema volatilità della domanda, che ha interessato e continua a interessare tutti i settori, e non solo quello delle vernici per industria: a momenti di elevata richiesta seguono momenti di contrazione, e ciò richiede una grande reattività. Non solo: il clima d’incertezza geopolitica si riflette anche nelle quotazioni. C’è sempre il rischio che crollino o che, al contrario, esplodano, motivo per cui le aziende temono di fare magazzino. Non vi sono, però, nemmeno le condizioni per muoversi in un’ottica di “just in time”.
Come agire in modo razionale di fronte a queste instabilità?
Occorre ragionare in termini di previsione basandosi sullo storico dell’azienda per individuare i trend, senza rinunciare a un minimo di magazzino. Ritengo inoltre che, in questo momento, non sia consigliabile acconsentire a richieste “impossibili”; se necessario, bisogna comunque farlo in maniera molto consapevole, mettendo in conto costi industriali elevati.
Come si profila questo 2024?
Come ho accennato prima, anche quest’anno è cominciato con incertezza; a partire dal secondo trimestre, però, il mercato potrebbe riprendere vigore. Certamente non ritorneremo ai numeri del 2021, ma potremmo ragionevolmente aspettarci di replicare i risultati del 2023 in termini di volumi, al netto di tutte quelle incognite derivate dai conflitti in corso, in grado di modificare lo scenario. Una pace repentina potrebbe, ovviamente, semplificare le cose, una recrudescenza delle guerre complicarla. Da questo punto di vista credo, comunque, che, ancor più di ciò che sta accadendo nell’area mediterranea, sarà l’incognita Taiwan a incidere sull’economia.
Quali sono, in Italia, i segmenti di mercato dalla tenuta maggiore?
L’automotive, e in generale, a livello Italia, il settore dei terzisti, ossia le aziende che verniciano per conto di altre. Nel nostro Paese vi sono, infatti, numerose realtà produttrici di impianti, macchine agricole o saldatrici, utensileria generica, ma anche di arredi che, non potendo contare su un reparto di verniciatura industriale interna, si affidano ad altri che lo fanno per loro.
Quali, invece, i più significativi trend nel settore della verniciatura industriale?
In fatto di vernici liquide per industria assistiamo a un sempre più consistente passaggio dai prodotti a solvente a quelli ad acqua; e, dove possibile, a quello delle vernici liquide a soluzioni in polvere, in quanto prive di solventi ed emissioni. Interessante è, in questo senso, l’esplorazione in corso di nuove soluzioni per substrati come il legno e la plastica: i prodotti in polvere avevano infatti il limite di essere caratterizzati da un’elevata temperatura di cottura, e ciò ne ha a lungo reso difficile l’utilizzo su superfici termosensibili. L’evoluzione delle tecnologie eco-friendly, però, sta portando ora all’apertura di nuovi segmenti per questo tipo di prodotti, a tutto vantaggio della sostenibilità dei manufatti finali.
A ciò si aggiungono le sfide imposte dalle normative europee, sempre più selettive riguardo ad alcune materie prime di base identificate come potenzialmente rischiose. Questo porta i dipartimenti Ricerca e Sviluppo delle aziende a concentrarsi su una continua innovazione, soprattutto in considerazione del fatto che da noi, in Europa, queste norme sono più restrittive rispetto ad altri continenti. A livello di ricerca sui prodotti ecosostenibili siamo dunque molto evoluti.
Quali sono, oltre alla sostenibilità, le principali esigenze del mercato in questo momento?
È sempre molto alta l’esigenza di un buon impatto estetico dei prodotti, che deve sposarsi alla funzionalità. In questo senso il nostro Paese è davvero competitivo: possiamo contare su soluzioni di valore, sia in termini di performance che di finitura. Tutto questo ci viene riconosciuto, e continua a renderci competitivi a livello internazionale: il prodotto Made in Italy resta garanzia di qualità, anche se noi tendiamo a darlo per scontato!