Colore & Hobby: Comparto vernici
Intervista a Roberto Meregalli, Coordinatore Comitato Settore Edilizia di Assovernici
Prosegue l’aumento dei prezzi della maggior parte delle materie prime, cresce il costo del lavoro e diminuisce la produttività. Da qui il calo dei profitti nel primo trimestre 2023 per una fetta importante di aziende: questo l’allarme di Assovernici, l’Associazione che rappresenta i produttori di pitture e vernici per edilizia, produttori di vernici in polvere per l’industria e vernici liquide per l’industria.
L’allarme di Assovernici è perentorio: minacce nuove e vecchie incombono sulle imprese e, più in generale, sulla filiera. Tra i fattori scatenanti di un potenziale vortice di difficoltà l’associazione che rappresenta circa il 50% del mercato e 70 marchi commerciali, oltre ai fornitori di materie prime in qualità di associati aggregati- ne indica tre da monitorare con particolare attenzione: domanda in contrazione; scenario economico difficile da decifrare tra rialzo dei tassi, dilazioni nei tempi di incasso e pagamento, costi di trasporto, energia e materie prime; scarsità di manodopera qualificata.
Una spirale di complessità che attanaglia il sistema italiano ed europeo in generale e il settore dell’edilizia in particolare, destinata a proseguire nel 2023 con indicatori economici che preoccupano a maggior ragione l’Italia, dove la politica degli incentivi fiscali è stata fortemente depotenziata e non ancora sostituita da un nuovo piano di sostegno al settore.
Per approfondire questi punti, e per comprendere in che modo la distribuzione potrebbe esserne coinvolta, abbiamo intervistato Roberto Meregalli, che di Assovernici è coordinatore del comitato settore edilizia.
Partiamo dal contesto generale…
La situazione è abbastanza complessa. Da aprile 2020 il rialzo delle materie prime non ha dato tregua al nostro comparto e il primo trimestre 2023 ha registrato un nuovo aumento dei costi rispetto al primo trimestre 2022. Crescono, dunque, i costi per le imprese, mentre le vendite sono in stasi e si contraggono i margini aziendali.
In che misura la contrazione della domanda è preoccupante?
Come sempre i dati vanno letti con attenzione. Secondo i dati aggregati forniti dagli associati Assovernici, il primo trimestre 2023 ha segnato una diminuzione dei volumi complessivi, ma il dato è rimasto ancora positivo rispetto al primo trimestre 2021, cioè di un periodo che era stato già di grande rilancio. Più nel dettaglio, pitture e vernici, fondi e decorativi hanno perso -ovviamente in misura diversa a seconda dei segmenti- circa il 13% rispetto al primo trimestre 2022, ma sono ancora complessivamente oltre il 10% rispetto al 2021. All’interno di questo universo le pitture per interni registrano una diminuzione molto contenuta nei confronti sia del 2021 che del 2022, quelle per esterno -come è facile immaginare- più marcata verso il 2022 ma hanno un andamento ancora largamente positivo rispetto al 2021. Più difficile, invece, la situazione per gli smalti, le vernici per legno e i prodotti decorativi, per i quali ci aspettiamo segnali di ripresa importanti dopo tre anni in cui i prodotti per esterni hanno monopolizzato la domanda.
Questi dati riguardano nel dettaglio pitture e vernici. Qual è, invece, l’andamento dei prodotti dei sistemi a cappotto?
I nostri dati indicano la stessa dinamica, con perdite e crescite più accentuate rispetto ai trimestri equivalenti del 2022 e del 2021. Tutti sappiamo, però, che proprio quello dei sistemi a cappotto è stato il segmento più sollecitato dagli incentivi fiscali e dai vari Bonus.
Quindi un bilancio in chiaroscuro…
Oggettivamente era difficile pensare che il settore avrebbe potuto continuare a crescere come nei due anni passati, tra l’altro dopo essere uscito dal 2020 -anno del Covid- in modo molto più soddisfacente di tanti altri settori. Nel complesso mi sento di dire che almeno nei primi tre mesi di quest’anno la distribuzione seria e strutturata ha continuato a lavorare, tenendo il fatturato a meno che non ci sia uno sbilanciamento molto forte sul cappotto. E dobbiamo sforzarci di pensare positivo anche per il proseguo del 2023, perché la partita è ancora tutta da giocare: gli incentivi, per quanto limitati, non sono ancora soppressi del tutto, altre agevolazioni sono rimaste (per esempio, il 50% per le ristrutturazioni di interni), e per i prodotti per interni deve ancora iniziare la stagione più favorevole per il loro utilizzo: ci auguriamo che possano riprendersi dopo un buon 2020 e due anni di difficoltà.
Gli incentivi depotenziati, un clima generale di innegabile incertezza, costo delle materie ancora instabili, energia cara e inflazione in rialzo… non è irrealistico pensare che nel secondo semestre non assisteremo ad una flessione importante della domanda?
Dobbiamo rimanere positivi. Certo dobbiamo accettare che l’anno conoscerà un decremento, l’importante è utilizzare tutti gli strumenti possibili per contenerlo e non renderlo troppo pesante. In particolare, va ricordato che già il secondo semestre del 2022 aveva evidenziato un rallentamento della crescita e che l’ultimo trimestre in particolare aveva accentuato la decelerazione. Quindi, il previsto calo del secondo semestre 2023 potrebbe essere contenuto.
Il terzo campanello d’allarme riguarda la manodopera. Perché?
La grande domanda degli ultimi anni ha creato condizioni di lavoro facili per tutti. La volontà di realizzare i lavori a tutti i costi ha generato uno spostamento pericoloso sull’utilizzo di manodopera non qualificata e poco professionale. Gli artigiani “multiskiller” (per intenderci quelli che fanno qualsiasi lavoro in ambito edile e non solo) sono in fortissimo aumento e questo ovviamente non è di per sé un fatto negativo, in questi anni abbiamo assistito ad un ampliamento delle competenze sia per quanto riguarda gli artigiani che per quanto riguarda i negozi che hanno inserito nuove merceologie e coltivato nuove specializzazioni, ma entrambe queste evoluzioni creano necessità di formazione, imprescindibile per una crescita virtuosa del settore.
Lo scenario è in veloce evoluzione, cosa succederà nell’immediato e quali previsioni si possono fare per il medio-lungo termine?
Nell’immediato si tornerà a parlare di prezzi delle prestazioni e dei lavori finiti, di offerte commerciali ragionate e si tornerà a praticare quella concorrenza che negli ultimi anni è stata limitata da una domanda talmente alta e da incentivi talmente vantaggiosi che hanno permesso di aumentare i listini per limitare le perdite di marginalità dovute all’aumento delle materie prime. Nel medio-lungo termine le prospettive rimangono positive perché il PNRR permetterà all’edilizia di intervenire in tutte e sei le missioni del Piano. Abbiamo poi un’ulteriore opportunità fornita dal Piano Europeo per l’Edilizia Green, che ci obbligherà a migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni: interventi che per i prossimi anni garantiranno lavoro e crescita alle nostre imprese, anche se sarebbe opportuno un tavolo tecnico tra il Governo e tutte le componenti associative che rappresentano la filiera per stabilire regole e incentivi di un Piano di riqualificazione del patrimonio edilizio del Paese almeno per i prossimi venti anni.
La distribuzione che ruolo avrà in questo cammino?
In questi anni abbiamo assistito ad una entrata massiccia nella nostra filiera ‘storica’ dei player provenienti dal settore dei prodotti chimici, delle polveri e degli intonaci, che propongono con sempre maggior convinzione e specializzazione prodotti di finitura, pitture vernici e smalti, servizi tecnici e di assistenza in cantiere molto ben organizzati. Questa dinamicità ha provocato una forte evoluzione anche del canale distributivo elettivo di questi player, cioè le rivendite edili, che guardano al colore con un’attenzione e un’aspettativa sempre maggiori. Noto, per esempio, che si stanno affacciando anche nei centri urbani, loro che sono sempre stati nelle aree periferiche, con soluzioni e format distributivi snelli, magari con show room che fanno riferimento per la parte più tecnica e di capitolato o per le forniture alle sedi più ampie attrezzate fuori dai contesti urbani. Se a questa situazione aggiungiamo che un possibile calo dei volumi e dei fatturati derivanti dalla fine degli incentivi potrebbe mettere in difficoltà alcuni rivenditori che hanno lavorato senza arricchire la propria professionalità, ecco che diventa urgente un percorso di miglioramento virtuoso dei distributori del colore, che devono essere sempre più formati, specializzati e flessibili, attrattivi e propositivi, offrendo un servizio qualificato e un sapere tecnico originali e, per quanto possibile, insostituibili.
Un percorso impegnativo per i singoli rivenditori…
Certo, per questo ai rivenditori suggeriamo di scegliere partner commerciali e tecnici qualificati, con i quali approfondire la conoscenza dei processi produttivi e delle normative, definire politiche commerciali, strategie di marketing e comunicazione e condividere obiettivi di identità e risultati almeno nel medio periodo.
Il suggerimento per i rivenditori di pitture e vernici, insomma, è di guardare al futuro con consapevolezza e ottimismo, senza cedere al pessimismo generato da situazioni contingenti…
Sicuramente sì! Certo nell’edilizia di riqualificazione e nelle nuove costruzioni il cappotto e l’isolamento in generale rimarranno trainanti, ma ci sono ottime prospettive per pitture e cicli performanti, che durano nel tempo e che aiutano a risolvere i problemi di ammaloramento, con forte innovazione in ambito di sostenibilità. Rimaniamo fiduciosi sul fatto che la manutenzione dell’abitato è ormai entrata nel vissuto di tutti -privati, imprese- e che un intervento di incentivi strutturali possa essere definito. Un decremento momentaneo è prevedibile, ma speriamo che possa essere contenuto e non pesante come si è pensato quando gli incentivi erano stati bloccati di fatto. Io comunque rimango molto positivo per il nostro settore per i prossimi anni, proprio per la forte attenzione che c’è sugli edifici come mai non c’è stata negli anni.