Rivista del Colore: il mercato della verniciatura industriale richiede flessibilità e reattività
Intervista a Andrea Codecasa, Responsabile Settore Industria Assovernici
Pandemia, crisi energetica e guerra in Ucraina hanno cambiato, in modo irreversibile, le regole del gioco. Il comparto delle vernici, in forza della sua ampia ramificazione in diversi settori produttivi, riflette la somma dell’andamento di una pluralità di mercati ed è chiamato, prima e più di altri comparti, a tradurre in pratica quel meccanismo, a lungo teorizzato, della flessibilità, che serve a trasformare in una nuova stabilità una realtà soggetta a continue fluttuazioni. L’analisi è di Andrea Codecasa, coordinatore del Comitato Industria di Assovernici, l’Associazione che rappresenta i produttori di pitture e vernici per edilizia, i produttori di vernici in polvere per l’industria e di vernici liquide per l’industria.
La vostra associazione rappresenta i principali produttori di prodotti vernicianti italiani e internazionali presenti sul mercato del nostro Paese. Cosa è accaduto nel 2022?
«L’anno alle spalle è stato del tutto particolare. Si è partiti con una extra richiesta del mercato, spinta in primis dai bonus del settore edile, per poi trovarsi di fronte a una cronica mancanza di materia prima e all’aumento dei prezzi dell’energia, fra il Covid che ha continuano a dilagare in Asia e la guerra in Europa. Le imprese, di conseguenza, esauriti rapidamente gli extra stock di magazzino, si sono concentrate nel risolvere il problema della regolarizzazione dei flussi e dell’approvvigionamento delle materie prime, per poi dover fronteggiare una importante frenata nella seconda metà dell’anno».
Cambi repentini che creano molta instabilità. Come è ripartito il 2023?
«Il mercato si sta stabilizzando su livelli di maggiore normalità. Tuttavia, riteniamo che la situazione non sia duratura e oltretutto c’è il rischio di nuovi mutamenti senza preavviso. Le fluttuazioni dei mercati, a partire da quello energetico, creano fibrillazioni che impediscono una previsione a lungo termine. Una condizione che occorre imparare a fronteggiare».
Niente just in time, come in passato. Nessuna garanzia, d’altra parte, neppure per chi eccede nel fare magazzino. Come si devono comportare le aziende?
«Credo che la parola chiave sia “reattività”. La capacità di strutturare i flussi in funzione delle necessità che mutano in modo repentino è l’unica risposta reale. Va ricercato un nuovo punto di equilibrio fra solidità produttiva, risposta in tempo reale e stock preventivo. Con tutto ciò che questo comporta in termini di organizzazione flessibile della produzione e dell’impiego della forza lavoro. Per dirla con un esempio semplice, i tradizionali budget annuali di impresa oggi hanno perso il senso che avevano nel passato.
Quali sono i settori industriali che incidono maggiormente nelle fluttuazioni?
«Ci sono comparti, come quello dell’automotive e in genere della produzione di macchine e veicoli che dopo pesanti frenate, oggi registrano una ripresa. Altri, come l’edilizia, sono stabili. Altri ancora, come quello degli arredi, elettrodomestici e dell’interior, sono soggetti a irregolarità. Del resto, basti pensare a come fluttuano le abitudini di consumo delle persone. Durante la pandemia e il lockdown, le famiglie, chiuse in casa, hanno sfruttato il tempo per ripensare alla casa e questo ha fatto vivere un periodo da record per alcuni settori del nostro comparto. Oggi, finita la reclusione forzata, prevale la voglia di vivere all’aperto e quindi cambia l’attitudine di spesa».
C’è differenza fra ciò che accade in Italia o in Europa?
«Dal punto di vista macroeconomico, le fluttuazioni sono analoghe. Però posso dire con soddisfazione che l’Italia e il suo tessuto di imprese sta, mediamente, rispondendo meglio di altri Paesi all’adattamento verso le nuove sfide economiche».
Prevedere il futuro è impossibile. Tuttavia, il ruolo di un’associazione può essere nodale nel supportare le imprese ad affrontare la complessità del contemporaneo. Cosa proponete come Assovernici?
«Fra i servizi più apprezzati, spicca l’ormai consolidato lavoro di monitoraggio dei dati, su base mensile e trimestrale sul mercato dell’edilizia, dell’industria liquidi e polveri. Queste indagini sono svolte in collaborazione con Cerved, con cui organizziamo anche quattro workshop annuali per commentare gli andamenti e i principali trend di mercato. A questi si aggiungono i sei diversi comitati periodici associativi interni, oltre all’impegno per fornire notizie tempestive sull’evoluzione normativa».
Fra le collaborazioni in essere, c’è quella con il CEPE, di cui siete membri ed associazione di riferimento per la condivisione dei dati di mercato nazionali sia per il settore industria che edilizia. Questa attività di ricerca di alleanze strategiche prosegue e come?
«Crediamo molto in questo tipo di interazione strategica ed è importante segnalare che siamo da poco diventati membri anche di Adaci, l’Associazione italiana supply chain management. Questa alleanza ci fornisce un osservatorio trimestrale per il monitoraggio dell’andamento delle principali materie prime ed imballaggi e ci apre la possibilità di dare vita a webinar periodici di aggiornamento sul tema. Siamo infatti convinti che la complessità oggi si vinca anche e soprattutto grazie al networking e al confronto costante».