COLORE & HOBBY – VERNICI: IL FUTURO AL PASSO CON LA NORMATIVA – INTERVISTA PAOLO BONAMIGO
A colloquio con Paolo Bonamigo, responsabile tecnico normativo di Assovernici, per parlare di sostenibilità, normative e futuro delle vernici.

C&H- Le norme che esistono sono sufficienti a generare la sostenibilità di cui si parla tanto?
Tutto sommato sì: hanno tutti gli elementi per preparare le fondamenta necessarie e generare. Gli schemi volontari che già esistono, come l’Ecolabel, combinati con meccanismi vincolanti quali il regolamento ESPR (Eco Design for Sustainable Product) spingono questa attivazione, anche se quest’ultimo, richiede anni per entrare in vigore: coinvolgerà infatti, a scalare, gruppi diversi di prodotti, e quelli vernicianti non lo saranno se non fra 5 anni come minimo. La spinta normativa volontaria e quella obbligatoria si combinano inoltre con una sempre maggiore consapevolezza da parte del consumatore, ulteriore elemento che ci porta verso la giusta direzione.
C&H- C’è allineamento tra le aziende nel fare proprie queste norme?
Ci sono sempre lievi differenze tra i cosiddetti front runner e le aziende più piccole. A livello europeo c’è comunque un buon allineamento, dovuto sia alla pressione normativa, sia alla domanda del mercato. Con le fisiologiche differenze fra chi ci mette più sforzo volontario e chi magari si allinea solo ai requisiti di norma l’uniformità non manca: viene meno, invece, nei prodotti che arrivano da fuori Europa, perché i controlli molto scarsi incentivano poco a impegnarsi in quegli sforzi in direzione della sostenibilità che invece i nostri associati compiono.
C&H- E, inoltre, c’è chiarezza tra gli operatori in merito?
Potrà sembrare un po’ ovvio, ma da un punto di vista normativo secondo me c’è chiarezza tra gli operatori nel limite in cui le norme sono chiare: in una realtà come Assovernici la possibilità di confronto fra gli associati genera un vantaggio, perché permette di unire forze ed esperienze per mettere a fuoco passaggi poco chiari di norme e regolamenti. Si può contare su una “stampella” senza sentirsi soli e magari un po’ smarriti. Non solo. L’Associazione interviene per chiedere e fare chiarezza in quei casi in cui si assiste a un uso distorto della normativa. Un esempio? La recente segnalazione, da parte di Assovernici, della presenza sul mercato di prodotti vernicianti per interni che riportano impropriamente la marcatura CE, con riferimento alla norma EN 13300: elemento che può recare vantaggi competitivi sleali.
C&H- C’è una reale ricaduta sul valore percepito a proposito dei prodotti che nascono in osservanza delle norme che regolano la sostenibilità delle aziende, dei processi produttivi e dei prodotti stessi?
Secondo me sì: il consumatore inizia a percepire il gran lavoro che c’è dietro l’osservanza di queste norme. I prodotti che si fregiano del marchio Ecolabel, per esempio, si vendono meglio rispetto a quelli che non lo hanno. Queste soluzioni devono essere inoltre obbligatoriamente usate negli appalti pubblici, e questo è un driver certamente significativo: dimostra che anche da parte delle amministrazioni c’è grande attenzione su questi temi, e ciò è determinante nell’orientare il mercato. Si tratta, in sintesi, di un meccanismo virtuoso, che ovviamente viene percepito anche dal consumatore finale.
C&H- Qual è il futuro delle vernici in termini di formulazione e di materie prime in funzione dei nuovi materiali costruttivi (per esempio, il wpc)?
Durante l’ultima edizione dello European Coatings Show, a marzo, si è mostrato chiaramente un trend sull’uso di materiali bio-based: prodotti, cioè, con una certa componente di materia prima rinnovabile. Ne sono un esempio alcuni solventi o resine, che si possono produrre da fonti vegetali. In Fiera erano presenti molti produttori di materie prime che andavano in quella direzione; poi, certo, l’effettiva diffusione sul mercato è ancora contenuta, o comunque non così rilevante, ma per un fatto di prezzo, non di efficacia. I produttori stanno cercando, infatti, di portarvi qualcosa che sia, se non chimicamente identico, il più vicino possibile al risultato della funzione che si desidera: a Norimberga c’era, per esempio, un produttore di acetato di etile, tradizionalmente di derivazione petrolchimica, che ha messo a punto un processo per ricavarlo dall’etanolo.
Il trend dei prossimi anni, dunque, è chiaro: prevedo una maggiore introduzione di materie prime completamente o parzialmente bio-based. La velocità del processo sarà solo una questione di tempo e di scala, controbilanciati dalla tendenza a cercare di ridurre l’impronta carbonica dei prodotti. Sarà poi determinante, come giustamente evidenziato, il ruolo dei nuovi materiali su cui saranno applicate le pitture, che spingerà i produttori a adattare le formulazioni: dal WPC, ai nuovi tipi di mattoni compositi dotati di un sistema di isolamento termico.
C&H- E qual è, invece, il loro futuro in rapporto all’edilizia di nuova costruzione?
Il futuro delle vernici si modella sui nuovi materiali che si andranno a usare sempre di più in ambito cantieristico: ma è da tenere d’occhio anche una tendenza che potrebbe imporsi nei prossimi anni, quella dell’edilizia modulare, che sta prendendo piede in Paesi, come la Germania, in cui c’è forte crisi abitativa. Anche in questo ambito si sta innovando: per alcune produzioni si ricorre addirittura alla stampa in 3D di elementi di costruzione che vanno poi assemblati in cantiere. Le vernici, in questo caso, avrebbero un ruolo inedito, perché verrebbero pre-applicate su alcuni di questi elementi: per alcuni prodotti si uscirebbe dunque dall’ambito edilizio per entrare in logiche industriali.
C&H- E in funzione dell’impatto che hanno sull’ambiente?
Come detto, la direzione a mio avviso è quella di un sempre maggiore uso di materie prime bio-based, compatibilmente con la sostenibilità economica dei prodotti. Mi aspetto, tuttavia, che aumenti, perché a mano a mano che si imporranno sul mercato i costi di produzione si abbasseranno e l’impatto ambientale delle vernici, nel tempo, si ridurrà. Saranno determinanti, in questo senso, anche attività come quella condotta dagli associati Assovernici e ben sintetizzata dal Rapporto di Sostenibilità, uscito per la prima volta lo scorso anno. Mi riferisco all’impegno dedicato ai processi produttivi, su tutti l’abbattimento dei consumi di acqua, componente fondamentale di alcuni prodotti: un bel passo in avanti.
C&H- Esiste, a suo parere, coerenza tra gli attori della filiera in termini di cultura tecnico-normativa a proposito dei prodotti?
Sì, a mio avviso sì: io naturalmente posso parlare soprattutto per quello che vedo con gli associati di Assovernici, fra i quali la competenza tecnica normativa generale è a mio avviso piuttosto allineata. C’è infatti una buona comprensione di quelli che sono gli obblighi e i vari requisiti all’interno della normativa: se dunque un consumatore finale acquista prodotti da un’azienda che fa parte dell’associazione ha la garanzia che il prodotto sia sviluppato in modo ottimale e conforme ai regolamenti.
C&H- Quali sono i passi che si potrebbero fare per rendere tutto il settore più conforme alle disposizioni normative e a un corretto utilizzo dei prodotti vernicianti?
Vedendo come lavorano bene gli associati la mia idea è che dal punto di vista dei produttori italiani e in generale europei il livello sia già buono. Lo sforzo, quindi, come accennato prima, deve essere concentrato sui prodotti importati, perché la carenza di controlli fa sì che gli importatori avvertano in misura minore la pressione di norme che, però, esistono.
Riguardo al corretto utilizzo dei prodotti vernicianti, soprattutto sul fronte della comunicazione ai consumatori si può lavorare sull’informazione come è stato fatto in passato: sto pensando ad esempio alla campagna sul corretto uso delle pitture per non disperdere le microplastiche sviluppata da CEPE, e poi rilanciata dalle varie associazioni nazionali. A mio parere i produttori già si impegnano per dare tutte le indicazioni necessarie ai consumatori per usare correttamente prodotti e soluzioni: metterle in pratica dipende ovviamente da loro.